QUARESIMA, un cammino verso la Pasqua
Carissimi Amici di S. Alberto, carissimi Amici della Croce,
in prossimità dell’inizio della S. Quaresima, mi è parso importante indirizzarvi la presente newsletter, per aiutarvi ad inquadrare da un punto di vista teologico e liturgico questo tempo forte dell’anno liturgico.
Quest’anno la Quaresima inizia il mercoledì 22 febbraio (mercoledì delle Ceneri) e si conclude formalmente sabato 7 aprile (vigilia della S. Pasqua).
Se si contano i giorni, sono 46. Allora perché si dice che la Quaresima, termine che proviene dal tardo latino quadragesima, significa 40 giorni, quando in realtà sono 46?
Perché il tempo quaresimale si riferisce a 40 giorni di digiuno in preparazione alla S. Pasqua. Dato che la domenica non può essere considerata giorno di digiuno, ed il tempo quaresimale comprende 6 domeniche, vedete che i conti tornano.
Perché la Chiesa, nel corso dei tempi, ha considerato importante inserire questo periodo così prolungato in preparazione alla S. Pasqua e perché caratterizzarlo col digiuno?
C’è un fondamento biblico diretto che è costituito dai 40 giorni di digiuno, praticati da Gesù nel deserto, prima dell’inizio del suo ministero pubblico.
Altri fondamenti biblici indiretti, chiaramente, sono riscontrabili nell’Antico Testamento: i 40 giorni del diluvio in vista della purificazione dell’umanità corrotta dal peccato; i 40 giorni di digiuno di Mosè sul Sinai, in vista della consegna della Legge, i dieci comandamenti; i 40 giorni del viaggio nel deserto di Elia in vista del suo incontro con Dio sul monte Oreb.
Ci sono, quindi, molteplici antecedenti biblici che fondano e giustificano questa scelta della Chiesa; ma la Quaresima è nata proprio come tempo di digiuno.
Che cosa significa in verità? Digiuno o astinenza da che cosa? Da alcuni cibi, da alcune abitudini di vita?
Digiuno o astinenza da tutto ciò che può procurare danno a noi stessi e agli altri, sia sul piano fisico, che psicologico, che spirituale.
Credo sia molto importante eliminare dalla mente una falsa concezione del tempo quaresimale come tempo di penitenza, di rinuncia, di mortificazione, come un tempo triste, che ci si augura trascorra in fretta per riprendere le abitudini di prima.
Questa concezione è fondamentalmente sbagliata.
La Quaresima è, al contrario, un tempo in cui cercare di promuovere il bene a tutti i livelli, il bene proprio, il bene altrui; non si tratta di mortificare la vita, ma di mortificare, cioè eliminare, progressivamente tutto ciò che, in realtà, mortifica la vita: il peccato, l’intemperanza, l’ingiustizia, perché la vita possa sperimentarsi in tutta la sua pienezza, in tutta la sua libertà, in tutta la sua bellezza.
La mortificazione degli appetiti passionali, non mette forse l’uomo in condizione di vivere in pienezza, in armonia ed equilibrio, il dono della vita, sul piano umano e su quello soprannaturale?
Quindi non si tratta di vivere quaranta giorni di vita depotenziata, ma di vita piena, facendo bene attenzione a contrastare tutti i germi di morte che possono compromettere questa pienezza di vita.
È certo un tempo di purificazione, di sacrificio, perché si tratta di impegnarsi a riconoscere e ad eliminare ciò che, effettivamente, deturpa la bellezza della vita, ne intacca la verità, la impoverisce, la degrada, ne impedisce la piena realizzazione.
Proprio per questi motivi, la Quaresima è un tempo di particolare grazia, perché offre al cristiano una opportunità di fare pulizia, di ripartire con rinnovato slancio alla sequela di Cristo, di progredire nel cammino verso il regno dei cieli.
Per queste ragioni, il tempo quaresimale va preparato, ci si deve organizzare, si deve avere chiara una meta, concentrarsi ogni giorno su qualche cosa specifica, altrimenti si corre il rischio, purtroppo molto frequente, di vanificare questo tempo di grazia.
Quest’anno il suggerimento che vi voglio dare è quello di concentrare l’impegno quaresimale attraverso il digiuno dall’ingiustizia.
Cioè impegnare la propria buona volontà nell’allontanare tutti quegli elementi di ingiustizia nei confronti di Dio e del prossimo, che possono essere presenti nella propria vita.
Si tratta di un impegno serio, anche se, immagino, molti avranno qualche difficoltà a individuare ciò che costituisce ingiustizia, nella propria esistenza.
Dato che si tratta di un impegno soggettivo, non sarebbe per me possibile dare delle indicazioni sulle ingiustizie personali, cioè quelle che hanno come oggetto gli altri; credo, però, che a questo riguardo, una maggiore onestà nella contribuzione fiscale dovrebbe essere il distintivo di ogni cristiano.
Invece, per quanto concerne Dio, penso che un atteggiamento di giustizia da recuperare, sia l’osservanza della legge della decima: della decima dei profitti e della decima del tempo.
A questo proposito credo che la maggioranza dei credenti sia in difetto, per cui ritengo potrebbe rappresentare un importante impegno di conversione, mirante ad eliminare questa componente di ingiustizia, nei confronti di Dio.
Dio si aspetta da noi la decima parte del tempo che ci mette a disposizione, il che comporta, nell’arco di un giorno, due ore e mezza. Due ore e mezza che vanno consacrate a lui, nell’ascolto della sua parola, nella preghiera personale e liturgica, nell’adorazione eucaristica, nella lettura spirituale.
Certamente, questo periodo di tempo può essere dedicato a Dio in momenti diversi della giornata; un po’ al mattino, un po’ nel corso del giorno, un po’ alla sera. Ma se vogliamo essere giusti nei suoi confronti, ed obbedire alla sua parola, questo è il tempo minimo che dobbiamo offrire a lui.
La decima dei profitti va calcolata sommando le entrate che una persona riceve attraverso il lavoro, la pensione, o altre fonti di reddito. Può essere calcolata su base mensile.
La decima parte va consacrata a Dio e, quindi, devoluta a seconda della discrezionalità personale, ai poveri, ad opere di beneficenza, alle missioni, per i bisogni materiali della Chiesa, per la promozione di iniziative pastorali della medesima.
Se si vuole ottemperare alle indicazioni evangeliche, sarebbe preferibile che ogni contribuzione avvenisse in forma anonima, in modo tale che il beneficiario ignorasse la provenienza dell’aiuto.
Con questo atteggiamento l’uomo si può porre in una situazione di giustizia nei confronti di Dio e sperimentare, in maniera molto più evidente, la sua provvidenza, la sua benedizione, un’assistenza speciale di protezione nei confronti del male.
Negli allegati alla presente newsletter troverete un sussidio che potrà aiutarvi nel cercare di osservare la legge della decima nel corso di questa quaresima.
Nell’accomiatarvi da voi, vi benedico e vi auguro di cuore: buona Quaresima!
P. Felice Traversa m. d.
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